Non è facile descrivere in poche righe giorni intensi come quelli che abbiamo vissuto durante la settimana di cammino. Tanti sono i momenti belli che meriterebbero di essere raccontati: la vita comune e la costruzione silenziosa di una grande complicità di gruppo, l’imparare a camminare l’uno accanto all’altro, adattando il passo alla situazione, la disponibilità delle persone lungo la strada e, soprattutto, la gioia di entrare in piazza San Pietro cantando e tenendoci per mano. Sono stati otto giorni che ci hanno insegnato non solo a condividere la soddisfazione dell’arrivo, ma anche la fatica del percorso.
Ebbene sì, la fatica, instancabile (lei!) compagna di viaggio. Ci sono stati momenti “in salita”, letteralmente e metaforicamente, che hanno reso alcuni tratti particolarmente impegnativi e che, a distanza di due settimane dal ritorno, tendiamo a ricordare con meno piacere. In realtà, confrontandoci, abbiamo capito che è stata proprio la fatica il vero motore del nostro pellegrinaggio e del nostro voler stare insieme. Nella fatica abbiamo avuto conferma del fatto che non siamo soli. Ogni volta che le gambe si facevano più pesanti e si sentiva la necessità di rallentare, ecco subito qualcuno che adeguava il suo passo al tuo per farti compagnia. Cantando insieme e chiacchierando, tra vesciche, barrette energetiche e fornelletti da campo, ogni giorno abbiamo concluso la nostra tappa, talvolta quasi stupiti dalla forza che il corpo, ma soprattutto la mente, riescono a sprigionare quando c’è la voglia di farcela. Si, perché questo pellegrinaggio lungo la via Francigena non è stato solo un cammino “fisico”, ma ci ha regalato anche la possibilità di vivere una dimensione di conoscenza e di relazione difficile da sperimentare nella vita quotidiana. Grazie a questo cammino, oggi ognuno di noi si sente effettivamente parte di un gruppo di amici, forte e saldo dall’esperienza unica che abbiamo condiviso.