“Accoglienza, integrazione… ospitarsi reciprocamente”
Il 4 febbraio si è svolta nella nostra Parrocchia la serata di Dialogo islamo-cristiano, un percorso avviato nella nostra UPF ormai da circa 6 anni e caratterizzato da diverse occasioni e iniziative per facilitare la conoscenza reciproca e promuovere il dialogo come strumento per una convivenza pacifica, anche nelle differenze e nelle difficoltà della vita quotidiana. Come proposto nelle ultime edizioni, abbiamo affrontato questo tema in una prima conferenza fornendo una cornice più ampia con spunti di riflessione accompagnati da una panoramica generale sul tema. La seconda conferenza, che si terrà a metà maggio sempre a san Galdino, avrà un taglio più esperienziale e di testimonianza, con l’intervento di chi vive e opera concretamente nell’ambito dell’accoglienza reciproca.
Abbiamo chiesto all’Imam Abdullah Tchina Dahmane, che è ormai di casa, e al professore Paolo Branca, docente di islamismo all’Università Cattolica di Milano e Responsabile del Dialogo interreligioso della Chiesa Ambrosiana di accompagnarci per dare uno sguardo ai modelli di convivenza e integrazione che hanno orientato le scelte politiche e concrete di altri Paesi europei ma anche oltre l’Europa. L’intento è stato quello di poter cogliere da essi ciò che può essere di stimolo e quanto, invece, non debba essere replicato, pensando al nostro contesto italiano.
Il prof. Branca, dopo aver dato una panoramica sui modelli di integrazione in Gran Bretagna, Francia e Germania, ha evidenziato gli aspetti problematici di ciascuno. Passando poi al nostro Paese ( in cui non si può ancora definire un modello) ha mostrato, anche con esperienze concrete, che esiste una grande difficoltà e lentezza burocratica che impedisce a chi arriva di vivere in modo legale. Dall’altro lato, Abdullah, pur confermando queste difficoltà, ha messo anche in rilievo che nel quotidiano le persone sono comunque aperte e la qualità delle relazioni umane in Italia è migliore rispetto agli altri Paesi d’Europa. Ci raccontava, per esempio, di un signore algerino che era preoccupato di venire in Italia fino a quando, nel chiedere un’informazione ad una passante, è stato sorpreso che questa donna fosse rimasta sotto la pioggia (lui era in macchina) a dare le informazioni necessarie. Quest’uomo dopo questa esperienza ha cambiato idea riguardo l’accoglienza degli italiani.
Abdullah ci spiegava anche che i giovani in genere non vivono l’integrazione come un problema perché nascono già in questo contesto e non sentono di appartenere al Paese di origine dei genitori.
La serata è proseguita con un ampio spazio di interventi dell’assemblea, che hanno arricchito maggiormente la riflessione. Tra questi, don Augusto ha condiviso la sua recente esperienza di dialogo con una famiglia musulmana del quartiere che, con alcuni collaboratori, cura una scuola di arabo (ospitata nei locali della Parrocchia) per quanti sono nati in Italia. Un giorno il don ha visitato questa scuola e con grande sorpresa ha visto che veniva proiettato lo stesso video su Mosé che utilizza anche lui per il catechismo. Davvero ci sono molte possibilità di incontrarci!
Siamo tutti usciti con la convinzione che momenti come questo contribuiscono realmente ad abbattere i nostri muri.